Desta vez, e com razão, o 'chapéu' inicial que é escrito antes de um artigo ou entrevista será deliberadamente curto. Isto é para deixar mais espaço para informações úteis neste momento de ansiedade universal em que nossa total fragilidade está emergindo em toda a sua crua realidade. Fizemos à psicóloga Dra. Laura Porry Pastorel algumas perguntas para entender quais são agora as realidades que temos dificuldade de aceitar, quais são nossos principais medos e como superá-los.
Doutor, obrigado por concordar em responder nossas perguntas.
Qual é, em sua opinião, o medo que está dominando nosso país e além dele neste momento?
Buongiorno e grazie per questo invito, cercherò di rispondere in modo chiaro ed esaustivo al tempo stesso. Purtroppo in questo momento di grande preoccupazione mondiale la paura maggiore sembra essere data dall’incertezza, dall’instabilità, dal non sapere cosa accadrà, quando tutto questo avrà un termine e cosa ci dobbiamo aspettare per il prossimo futuro. L’inaspettato con il quale ci confrontiamo tutti i giorni da vita a quella sensazione che Freud definiva come “perturbante”, ovvero una presenza che ci turba,ci inquieta e ci destabilizza perché sconosciuta, invisibile ed incerta.
E’ una presenza portatrice di paura poiché collegata all’ignoto e a ciò che non possiamo controllare e che per questo ci destabilizza e ci rende impotenti allo stesso tempo, poiché apparentemente non più al comando della nostra vita e del nostro futuro. Ci ritroviamo all’interno di quella che da molti è stata definita una guerra, dove purtroppo il nemico non è visibile ma ben si camuffa e nasconde. Lo stesso nemico che si impossessa di noi e ci fa diventare potenziali pericoli da allontanare. Tutto questo non può far altro che avere serie ripercussioni a livello psicofisico, in primo luogo date dalla condizione di stress traumatico nella quale siamo quotidianamente immersi.
A livello psicologico, infatti, insicurezza e instabilità creano un forte scombussolamento che si manifesta con una precisa sintomatologia caratterizzata da ansia, agitazione, senso di spaesamento, possibile depressione e irritabilità. Il tutto amplificato dall’isolamento nel quale la quarantena ci costringe giustamente a vivere e rispetto al quale si avranno delle conseguenze e ripercussioni anche una volta usciti da questa condizione forzata poiché il trauma ha come caratteristica quella di radicarsi nella memoria mentale e corporea e di riemergere in tempi successivi.
Chiusi in casa, a volte persone sole. Quale può essere la conseguenza psicologica di questo isolamento?
L’isolamento ha come possibile conseguenza quella di far aumentare delle situazioni di preesistente disagio psicologico, mentre una momentanea interruzione dei percorsi di cura e di sostegno rischia di creare forti disagi, destabilizzando le sicurezze che le persone avevano faticosamente costruito attraverso la terapia. In altri casi, invece, l’isolamento forzato e prolungato può far emergere nuove condizioni di disagio psicologico o psichiatrico per le quali sarà importante intervenire in modo rapido affinché la situazione possa essere risolta o presa in carico. Benché le classiche sedute psicoterapeutiche non saranno possibili, sono comunque attivi servizi di consulenza e ascolto telefonico o via web che raccomando vivamente.
In particolare, non è mai consigliata un’interruzione brusca e non programmata di un percorso di cura. È fondamentale fare in modo che i pazienti possano mantenere la loro routine terapeutica al fine di evitare ricadute o aggravamenti. Ad oggi l’isolamento è una condizione necessaria affinché il nostro Paese possa uscire da questa pandemia, ma dobbiamo fare in modo che tutte le precauzioni possibili vengano messe in atto. Sebbene l’isolamento fisico sia infatti obbligatorio è bene raccomandare qualsiasi forma di contatto e comunicazione che possa avvenire in modo virtuale, ad esempio tramite telefonate, video chiamate o utilizzo di Skype, che permetterà ad ogni persona di ridurre il senso di vuoto, di solitudine e di spaesamento dato da questa condizione. Non abbiate timore di chiedere aiuto, consiglio e sostegno sia ai vostri cari, agli amici, ma anche agli specialisti che saranno pronti e ben disposti a darvi risposte corrette ed utili indicazioni. Oggi più che mai abbiamo tutti il dovere di prenderci cura di noi stessi e di aiutarci l’un l’altro.
Parliamo dei bambini. Famiglie chiuse in casa da giorni ormai. Niente di più facile che i bimbi assorbano i timori degli adulti. Quali consigli darebbe alle mamme e ai papà per aiutare i più piccoli a vivere questo momento in modo da non riportare traumi a pandemia terminata?
È importante mantenere una routine quotidiana, il più possibile simile a quella che solitamente si viveva prima del coronavirus. I bambini dovranno continuare a vivere in un ambiente sereno e amorevole nel quale i momenti di gioco e di scambio saranno sempre presenti. Nonostante l’assenza di libertà è fondamentale lasciare tanto spazio alla fantasia e alla creatività. Raccomando oltre al gioco stimolante e di movimento anche l’utilizzo della lettura di favole e libri per bambini. Cerchiamo di limitare la televisione per quanto possibile ed eliminare tablet e cellulari poiché veramente dannosi. Suggerisco di considerare questo momento non come una prigionia ma come un dono a livello familiare poiché permetterà a tutta la famiglia di viversi in modo profondo, passando del tempo di qualità tutti insieme e non solamente pochi momenti rubati al lavoro o nei quali si lotta contro la stanchezza.
Cerchiamo di spiegare ai nostri bambini perché non si può uscire anche quando il sole splende e inizia a fare caldo. Benché piccoli i bambini sono in grado di comprendere ed hanno necessità di spiegazioni al fine di evitare di rischiare di sentirsi colpevoli o di vivere lo stare in casa come una punizione per qualche cosa che potrebbero aver fatto. È necessario evitare qualsiasi forma di confusione che potrebbe nascere in questo momento di totale cambiamento rispetto alla vita che si era soliti condurre. Cerchiamo di essere chiari, di spiegare in modo semplice il perché di questa nuova gestione e vita familiare. Informiamo per quanto possibile i nostri figli.
Un ulteriore errore da evitare è quello di trasmettere ai bambini le nostre ansie, paure o nervosismi. Se questo dovesse accadere cerchiamo di prenderci un momento per noi stessi, per calmarci, evitando di trasmettere tutte queste sensazioni ad un bambino che non solo non capirebbe cosa sta accadendo, ma che potrebbe spaventarsi nel vedere la mamma o il papà in questo stato. Cerchiamo anche in questo caso di chiedere sostegno a chi abbiamo vicino, al fine di affrontare e superare questi momenti come una squadra.
Se invece siamo dei genitori single, consiglio in questo caso di prenderci dei piccoli momenti di pausa in solitudine per calmarci, magari quando i piccoli stanno dormendo, di chiamare anche in questo caso delle persone fidate o di rivolgerci ad uno specialista che saprà tranquillizzarci. Non dimentichiamoci che stiamo vivendo qualcosa di traumatico, di totalmente inaspettato e nuovo di fronte al quale siamo tutti privi di riferimenti e conoscenze.
O que espera o mundo adulto quando esta emergência global tiver passado? Como vamos sair disso? Seremos mais responsáveis em relação ao meio ambiente e a nós mesmos, ou o estresse nos sugará para dentro de suas bobinas? Teremos aprendido nossa lição?
O futuro e o que nos espera quando a pandemia acabar é algo desconhecido no momento, mas podemos tentar nos preparar para as consequências imaginando cenários possíveis e como podemos reagir ou nos comportar. Sugiro que usemos o que está acontecendo para pensar profundamente sobre o significado de nossas vidas, sobre o quanto nos sentimos felizes e realizados ou sobre o que gostaríamos de alcançar. O estresse será alto, mas uma parte do estresse é saudável e pode ser positiva, o importante será não ser sugado pelo desconforto e pelo medo, e em vez disso estabelecer metas concretas a serem alcançadas. Em psicologia, falamos de profecia auto-realizada, então vamos fazer com que nossa profecia traga mudanças positivas e resultados a serem alcançados com força e motivação.
Certamente não somos culpados ou responsáveis pelo que aconteceu. A propagação inicial do vírus não foi nossa culpa e devemos estar cientes disso. Podemos falar de responsabilidade em um estágio posterior, quando infelizmente algumas pessoas não respeitaram os limites estabelecidos pelo Governo. Devemos refletir sobre isso e esperar que tais atitudes egoístas possam ser abolidas no futuro.
A esperança aqui se torna pessoal, daqueles que esperam que o altruísmo e o respeito por nossos vizinhos e nosso meio ambiente possam começar a fazer parte de nós. Gostaria de lembrar e tomar como exemplo o sacrifício infinito que todo o pessoal de saúde fez e está fazendo nestes meses. Espero que todos os cidadãos não esqueçam o que receberam e façam disso seu modelo a seguir.
Já se fala em reconstrução pós-vírus. Principalmente a reconstrução econômica e estrutural do país. Mas você acha que também haverá necessidade de reconstrução psicológica? Que feridas terão que ser curadas?
A natureza dramática do que estamos vivendo está nos afetando em todas as áreas e em todas as esferas da vida a tal ponto que seria impensável falar de uma crise econômica ou estrutural sem mencionar a crise psicológica que devemos nos preparar para enfrentar. Quando os seres humanos são confrontados com cataclismos e catástrofes fora de seu controle, as conseqüências psicológicas são a resposta mental normal. O que estamos enfrentando é comparável a uma guerra, como eu disse antes, e por esta razão as respostas que teremos também serão semelhantes àquelas que tivemos no passado. Os mecanismos de defesa que cada indivíduo colocará em prática serão muitos e variados, assim como as respostas e atitudes comportamentais, mas certamente exigirá um processo de acompanhamento, apoio e, em parte, reconstrução com o objetivo de superar as cicatrizes que tal evento traumático deixará.
Sabemos que a esfera psicológica é freqüentemente assustadora, é considerada como um universo desconhecido, e tendemos a dizer que estamos bem para evitar qualquer admissão de dificuldade ou desconforto. Convido as pessoas de hoje a terem a capacidade de admitir qualquer forma de desconforto ou dificuldade, pois é totalmente normal durante e no final de uma fase como a que estamos atravessando. Reconhecer um problema é o primeiro grande passo para poder parar e superar tal condição, razão pela qual convido os leitores a refletir sobre a importância de externalizar, evitando encobrir sentimentos desagradáveis que depois correriam o risco de se transformar em outra coisa. A população enfrenta o inesperado diariamente e, uma vez passado este momento difícil, será necessário lidar com as conseqüências do evento. O apoio psicológico ajudará a superar o trauma deixado pelos sobreviventes, sejam eles cidadãos que experimentaram as mortes, mortes e perdas indiretamente, através das notícias, ou as infelizes vítimas das perdas, privados da possibilidade e do ritual de dizer adeus.
O mesmo será válido para o pessoal médico e paramédico que lutou na linha de frente contra este inimigo. Sabemos que no momento da luta não há tempo para processar o que está acontecendo, mas quando a batalha terminar, as memórias do que foi visto, experimentado e sofrido ressurgirão violentamente, e para isso será necessária uma ajuda psicológica contínua e séria.
Mafalda Bruno
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